La Grande Guerra in prima persona nel museo interattivo del Monte San Michele

12 months fa scritto da
Prima guerra, battaglie dell'Isonzo
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Rivivere la Grande Guerra in prima persona. Vedere e quasi poter toccare grazie alla realtà virtuale la vita dei soldati nelle trincee e la storia delle battaglie che toccarono questo colle del Carso isontino. E’ un emozionante viaggio della memoria quello che è possibile fare nel museo multimediale della grande guerra e nel corrispondente itinerario all’aperto del Monte San Michele, in provincia di Gorizia. La cima, difesa dalle truppe ungheresi, era fondamentale per la difesa del fronte isontino e in particolare della città di Gorizia. I soldati italiani attaccarono più volte questo rilievo di appena 275 metri con risultati catastrofici specialmente durante la Seconda e Terza Battaglia dell’Isonzo. Solo nell’agosto del 1916, durante la Sesta Battaglia dell’Isonzo, ci fu la svolta con la conquista della cima. Il monte dal 1922 è stato dichiarato zona monumentale per gli avvenimenti che vi accaddero, avvenimenti dei quali fu testimone anche il poeta Giuseppe Ungaretti, che a San Martino del Carso, paese sottostante il colle dedico l’omonimo carme

Di queste case, non è rimasto che qualche brandello di muro. Di tanti che mi corrispondevano non è rimasto neppure tanto. Ma nel cuore, nessuna croce manca. E’ il mio cuore il paese più straziato

Il museo offre un’esperienza immersiva davvero unica grazie a visori 3d, un’app cap e contenuti multimediali interattivi in grado di trasmettere informazioni e, soprattutto, emozioni riguardo gli eventi del fronte italo-austriaco che hanno interessato il monte San Michele e il fronte del Basso Isonzo.

IL museo di monte san Michele

L’interno del museo di Monte San Michele

 

La guerra in realtà virtuale

Il Museo permette di vivere in prima persona le vicende della Grande Guerra sul monte San Michele: un viaggio unico e coinvolgente attraverso mappe interattive 2D e ricostruzioni 3D della galleria cannoniera di Cima 3 e della caverna intitolata al generale Lukachich. Grazie a 15 postazioni con visori e cuffie i visitatori potranno vedere con i propri occhi  scene di vita in trincea, ascoltare i racconti dei corrispondenti di guerra fino a rivivere il tragico momento dell’attacco con i gas del 29 giugno 1916 e il sorvolo dell’altopiano di Doberdò sull’aereo Spad XIII guidato da Francesco Baracca. I visitatori possono attivare anche contenuti di realtà aumentata (AR) visibili lungo il percorso museale pedonale esterno, presso la cannoniera e la caverna Lukachich. Una segnaletica in loco consente di attivare i contenuti multimediali in augmented reality (AR) tramite l’app mobile: il visitatore inquadrando l’AR target attraverso l’obiettivo del proprio smartphone vedrà apparire sullo schermo ologrammi 3D inseriti nell’ambiente inquadrato e potrà ascoltare alcuni racconti legati alle vicende di questi luoghi.

IL museo di monte san Michele

L’accesso alla cannoniera (museo di monte san Michele)

Particolare poi, la visita alla galleria cannoniera, costruita sotto Cima 3 dall’ottobre 1916 al giugno 1917 per scopi difensivi, fu poi sede del comando tattico della Terza Armata dell’Esercito italiano. Nella visita alla cannoniera è possibile scoprire sempre con la realtà aumentata anche la storia di questa fortificazione

Sul monte San Michele gli austriaci attaccano col gas

Prima guerra, battaglie dell'Isonzo

Soldati in trincea, quarta battaglia dell’Isonzo

E’ sul Monte San Michele che per la prima volta i gas asfissianti fanno la loro comparsa sul fronte Italiano. Dopo la sconfitta di Verdun ad opera dei tedeschi, i francesi chiesero agli alleati di spingere sui rispettivi fronti. E’ questo il contesto nel quale il generale Cadorna lancia la Quinta battaglia dell’Isonzo: i soldati del IX Corpo d’Armata erano riusciti ad avanzare fino a poche decine di metri dalla prima linea austro-ungarica, nella zona di San Martino sul Carso, costruendo nuove trincee e postazioni sicure per i lanciabombe.

IL museo di monte san Michele

Pezzo di artiglieria italiana fuori dal museo di monte san Michele

E’ a questo punto che gli austroungarici guidati dal generale Borojevic sperimentarono con armi chimiche. Furono preparate tremila bombole con fosgene, un gas composto da cloro e ossido di carbonio che, una volta aperte, avrebbero rilasciato il loro contenuto sulle trincee italiane. L’attacco avvenne il  29 giugno 1916. Fu una carneficina. Tra le testimonianze che di quell’attacco, gli storici tramandano quella del caporale Valentino Righetti (Brigata Brescia) che raccontò di aver raggiunto la trincea la notte pensandola completamente deserta dato il totale silenzio che circondava la zona. Trovò i soldati  tutti al loro posto, ma stranamente addormentati. All’alba si rese conto che erano tutti morti. Centinaia di uomini senza vita, in un attimo per aver inalato il gas. Qualcuno provò a salvare la vita usando la maschera antigas in dotazione ma la sua semplice composizione non poté contrastare gli effetti del fosgene. A quel tempo infatti solo l’esercito tedesco possedeva maschere perfettamente funzionanti, come era stato dimostrato durante l’attacco chimico contro i francesi avvenuto l’anno precedente a Ypres. Gli stessi ungheresi subirono le conseguenze di questo attacco chimico: il vento ad un certo punto cambiò direzione e sospinse una parte della nube sulle loro trincee, provocando l’intossicazione e la morte per molti di loro. All’alba del 29 giugno, le brigate che si trovavano sul Monte San Michele persero circa duemila soldati mentre altri cinquemila rimasero intossicati. Gli austro-ungarici invece contarono circa 250 morti e quasi 1500 intossicazioni.

Il sacrario di Redipuglia

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