Il Brigadiere Metello Mazzei torna a casa. Morì nei lager da internato, per il suo no alla RSI

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Il brigadiere Metello Mazzei, prigioniero nei lager e dato per disperso: dopo 78 anni le sue spoglie fanno rientro a Montemurlo. Aveva solo 23 anni, e si rifiutò di collaborare con i tedeschi

Sono migliaia i militari italiani che dopo l’armistizio si rifiutarono di collaborare con i nazisti e con la Repubblica di Salò. Un «no» in nome della libertà, che pagarono a caro prezzo con l’internamento nei lager tedeschi. Si chiamano Imi ( Internato Militare Italiano). È tra questi anche Metello Mazzei, originario di Montemurlo in provincia di Prato. Le sue spoglie, dopo 78 anni dalla morte avvenuta il 3 marzo 1944 a soli 23 anni nel campo di concentramento per prigionieri di guerra di Dorsten in Germania, hanno fatto rientro a casa nei giorni scorsi.

La cerimonia di sepoltura del brigadiere Metello Mazzei a Montemurlo

Il brigadiere Metello Mazzei

Metello Mazzei, figlio di Pietro e Lilia Barni, era nato il 9 luglio 1920 a Montemurlo. Celibe e di mestiere contadino, risiedeva a Montemurlo. Brigadiere dei Carabinieri Reali della Legione Genova, venne fatto prigioniero dai tedeschi il 9 settembre 1943 a Tirana (fronte albanese) e internato come I.M.I. (Internato Militare Italiano) nello Stalag VI D di Dortmund, dove gli venne assegnato il numero di matricola 54273. Fu poi trasferito allo Stalag VI F di Bocholt e poi, il 21 febbraio 1944, decentrato presso il Comando di lavoro n° 722. Infine venne trasferito allo Stalag VI J/Z di Dorsten dove si ammalò di tubercolosi. Fu così ricoverato presso il Campo ospedale per prigionieri di guerra di Dorsten, dove morì il 3 marzo 1944. Inumato in prima sepoltura nel riquadro italiano del Cimitero comunale St. Pauli di Hervest (Dorsten), nella seconda metà degli anni Cinquanta il Ministero della Difesa riesce a rintracciarne le Spoglie, le fa esumare e traslare nel Cimitero militare italiano d’onore di Amburgo (Öjendorf): riquadro 2, fila W, tomba 45.

La cerimonia di sepoltura del brigadiere Metello Mazzei a Montemurlo

La cerimonia di sepoltura del brigadiere Metello Mazzei a Montemurlo

 Lunedì 31 ottobre 2022, la sepoltura, nella sua Montemurlo. A imbattersi nella storia del pratese, dato per scomparso dai familiari, Gianluca Messineo, studioso della storia dell’Arma e autore del libro «Mio nonno era un carabiniere». Durante alcune ricerche negli archivi storici dell’Arma, ha trovato un foglio ingiallito con i nomi di 95 ex internati toscani, morti nei campi di concentramento nazisti e tra questi, quello del montemurlese Metello Mazzei. Da qui l’inizio di una ricerca condotta con tenacia che ha consentito il ritrovamento del luogo di sepoltura del giovane soldato, la ricostruzione della sua storia e quindi l’organizzazione del rientro in patria. Metello, come ricostruisce Messineo, di fatto morì di fame, arrivando a pesare 35chili e nutrendosi esclusivamente di zuppe di rape e bucce di patate. «Metello – ha detto Gianluca Messineo – è colui che pagò a caro prezzo la sua voglia di libertà e che ci dice, in un momento così difficile in cui sembra prevalere l’egoismo di pochi a danno di molti, quanto le guerre siano una reale follia. Metello ci dice che ciò che realmente conta è la dignità della persona che deve essere messa sopra ogni egoismo speculativo. Un ragazzo come tanti, pieno di sogni, a cui è stato tolto tutto e che ha deciso di perdere tutto in nome di un bene superiore: la nostra libertà. Poteva scegliere ma non volle collaborare con i nazisti».

I resti del brigadiere Mazzei sono stati tumulati al cimitero della Rocca, nello spazio riservato ai caduti delle guerre mondiali.

Edlira Mamutaj

(Credits foto in evidenza: Immagine dal Museo degli internati, Roma – Foto Archivio V. Vialli)

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Seconda guerra
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