Orest è prigioniero dei Russi, ma i suoi scatti dall’Azovstal restano nella storia

2 years fa scritto da
Azovstal Le foto di Dmytro Koazatsky
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“Bene, questo è tutto. Grazie dal rifugio di Azovstal, il luogo della mia morte e della mia vita”. Dmytro Kozatsky, è rimasto per tre mesi nei sotterranei dell’acciaieria di Mariupol. Ha resistito agli assalti Russi insieme ai suoi fratelli in armi. Ma ha donato anche alla storia la cronaca per immagini di quella terribile battaglia che ha visto impegnati i soldati ucraini del reggimento Azov in condizioni impossibili. Dmytro si è arresto. Adesso è prigioniero dei russi. Ma prima di consegnare le armi, ha affidato al suo profilo Twitter   quelle immagini, il suo bene più prezioso. A questo link  è possibile scaricarle. Un link e un messaggio di speranza per il futuro: “Mentre sono prigioniero vi lascio le mie foto in alta qualità, mandatele a tutti i premi giornalistici e concorsi fotografici. Sarà molto bello se vinco qualcosa, dopo essere uscito”. Virale era diventato anche il video postato mentre canta sotto le bombe russe Stefania, la canzone della band ucraina Kalush Orchestra vincitrice dell’Eurovision 2022.

Dmytro Kozatsky, conosciuto da tutti come Orest,

Dmytro Kozatsky (da Twitter)

Dmytro, nickname su twitter Orest, è stato catturato, disarmato, spogliato e perquisito. Non ci sono certezze su quale sarà il suo destino. Sui prigionieri dell’Azovstal è in corso un confronto durissimo. E soprattutto sono volate parole sinistre da parte dei russi: “Gli incidenti accadono – ha detto un ufficiale russo alla tv di stato con un  ghigno – sai è inciampato o qualcosa del genere, si è sparato da solo”. A poco è servita la precisazione della conduttrice: “Il ministero della Difesa garantisce la vita a tutti coloro che si arrendono alla prigionia”.

E quasi percependo l’incertezza sul suo destino, Dmytro Kozatsky ha deciso di lasciare attraverso le foto la testimonianza di quello che è stato. Del resto lo aveva fatto anche nei giorni precedenti, postando una sua immagine e definendola come ‘l’ultima’. I suoi scatti raccontano la vita nei sotterranei dell’acciaieria tra gli orrori e le privazioni della guerra. Soldati gravemente feriti, soldati che vegliano al fuoco in attesa del nuovo assalto nemico, volti segnati dalle ferite, uomini e donne stanchi, laceri, medicati alla meno peggio. L’inferno dell’Azostal, a portata di clic sui telefonini di tutto il mondo.

Il tweet di condivisione delle foto di Orest dall'Azovstal

Il tweet di condivisione delle foto di Orest dall’Azovstal

Dal 24 febbraio, data dell’invasione russa in Ucraina, Armymag non aveva mai pubblicato post su questa guerra. La scelta era (ed è) far cristallizzare la storia. Poi raccontarla. Senza tiramenti,  o ingerenze, e senza dover incappare nella mistificazione sistematica che sta alimentando il dibattito di queste settimane. Con una consapevolezza: c’è un aggressore e un aggredito. E c’è un’autocrazia che ha azzerato libertà di espressione, e diritti civili. Concetti questi dai quali non può prescindere chi, dalle macerie della II guerra mondiale, ha costruito un paese incentrato sulla democrazia (seppure imperfetta) e sulle libertà individuali (seppure da difendere ogni giorno).

Azovstal Le foto di Dmytro Koazatsky

Azovstal, una delle  foto che Dmytro Koazatsky ha messo a disposizione per il download

Per questo pubblichiamo Dmytro-Orest e il suo reportage dall’Azovstal. Perché è un inno alla libertà e al diritto di cronaca. E perché speriamo che porre l’accento su di lui, aiuti la comunità internazionale a salvarlo, a evitare che lui o altri prigionieri di guerra ucraini siano trattati secondo le convenzioni internazionali. Che nessuno di loro “inciampi, o inavvertitamente metta il dito su un grilletto”.

Azovstal Le foto di Dmytro Koazatsky

Azovstal Le foto di Dmytro Koazatsky

Azovstal Le foto di Dmytro Koazatsky

Azovstal Le foto di Dmytro Koazatsky

Azovstal Le foto di Dmytro Koazatsky

(credits della gallery: Azovstal, alcune delle  foto che Dmytro Koazatsky ha messo a disposizione per il download)

 

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