M1903 Springfield, le armi della seconda guerra mondiale

4 years fa scritto da
img

M1903 Springfield sniper, le armi della seconda guerra mondiale. La definizione riguarda ovviamente l’arma della nostra gallery, orgogliosamente esibita nella collezione privata di Fiorenzo Bianchini, da sempre studioso e appassionato di ex ordinanza. Un’arma con una storia avventurosa che leggeremo più avanti. In realtà lo U.S. Rifle, Caliber .30, Model 1903, appunto l’M1903 Springfield, è stato il fucile che ha accompagnato l’esercito americano a partire dalla prima guerra mondiale. Rimpiazzato dal semiautomatico M1 Garand, rimase tuttavia in servizio anche nella seconda guerra mondiale, in Corea e nel primissimo periodo della guerra in Vietnam.

M1903 Springfield, la storia

Azione del M1903 foto Us Naval Ordnance and GunneryAzione del M1903 foto Us Naval Ordnance and Gunnery

(foto Us Naval Ordnance and Gunnery)

Alla fine del XIX secolo l’esercito americano era alla ricerca di un nuovo fucile d’ordinanza per i suoi soldati. Una ricerca accurata, cominciata da test che partivano dal recente Springfield M1892-99 (la versione americana del fucile Krag-Jørgensen) e dal tedesco G 98. Alla fine l’M1903 rimpiazzò non solo l’obsoleto M1892-99, ma anche il Lee-Navy M1895, l’M1885 Remington-Lee e il vecchio M1873 Trap-door. Il nuovo Springfield venne prodotto unicamente con canna da 610 mm.

La nuova arma nacque per risolvere due problemi riscontrati dagli Usa nel fucile in dotazione: ricarica lenta e alte pressioni nella camera di scoppio sparando colpi ad alta velocità. Gli americani sperimentarono sulla propria pelle l’efficacia dei fucili Mauser nella Guerra ispano-americana del 1898; a quel punto fu inevitabile pensare all’adozione di un nuovo fucile che fosse performante e capace di tenere testa al Mauser, le autorità decisero di adottare un nuovo fucile che riprendesse le caratteristiche migliori del progetto Mauser.

All’inizio del XX secolo, la Springfield presentò il suo prototipo M1900, che entrò poi in produzione definitiva nel 1903, acquisendo la nuova nomenclatura. L’arma venne chiamata anche “ought-three” dalle ultime due cifre dell’anno di produzione (03). Il Dipartimento di Guerra, che stava studiando da tempo diversi esemplari di Mauser M93 spagnoli catturati durante la guerra ispano-americana, applicò alcune caratteristiche del Krag a otturatori e caricatori alla nuova arma. Nonostante le aggiunte e le modifiche, il design alla base dell’arma era pur sempre merito della Mauser, che obbligò il governo statunitense al pagamento di una multa di 3.000.000 di dollari per violazione di brevetto.

A inizio 1905, oltre 80.000 M1903 erano usciti dalla fabbrica statale Springfield Armory. L’arma aveva anche una nuova baionetta M1905 su espressa richiesta del presidente Roosevelt (cosa che comportò la modifica dei primi esemplari concepiti per la vecchia) e il nuovo sistema di mira M1904.

L’ultima modifica, sostanziale, venne apportata al munizionamento. Il proiettile si sarebbe basato sul .30-03 ma piuttosto che una palla a punta tonda da 220 grani (14 g) a 700 m/s, avrebbe presentato una palla a punta (spitzer) da 150 grani (9,7 g) a 850 m/s. La nuova munizione venne chiamata Cartridge Ball, Caliber .30, Model of 1906, quella che oggi tutti conoscono come .30-06. Le mire del fucile dovettero subire una nuova taratura per adeguarsi alla nuova traiettorie del proiettile.

Lo Springfield M1903 e la prima guerra mondiale

Soldato americano con un M1903 Sniper Prima guerra mondiale

Soldato americano con un M1903 Sniper, prima guerra mondiale (foto da Wikipedia)

Al momento dell’entrata in guerra degli Stati Uniti nel 1917, negli arsenali americani c’erano 843.239 M1903 prodotti dalla Springfield Armory e dal Rock Island Arsenal. Prima della guerra tuttavia, la produzione ebbe qualche problema. La temperatura durante la forgiatura era troppo elevata, e questo determinava un indebolimento dell’acciaio nel castello. I casi di rottura furono rari; i malfunzionamenti che si verificarono furono attribuiti all’uso di munizioni sbagliate o di bassa qualità (finirono sotto accusa quelle mandate in Europa). Nel dicembre del 1917 furono installati dei pirometri per tenere sotto controllo le tempertura durante il processo di forgiatura. La cosa avvenne attorno al fucile 800.000 (Springfield) e 285.507 (Rock Island Arsenal). A pochi mesi dalla conclusione del conflitto, venne immessa sul campo la versione Mk I del M1903. La modifica era uno scavo sul castello (e uno leggero sul calcio), nel lato sinistro. Serviva per utilizzare il Pedersen, uno strumento che permetteva all’arma di sparare colpi il calibro .30 Pistol in maniera semiautomatica da un caricatore amovibile.

Dopo la fine della guerra non finirono gli studi per migliorare l’arma. Nel 1926, venne introdotta una nuova munizione da 174 grani (sul modello del proiettile 7,92 × 57 mm Mauser), venne battezzata Cartridge, Ball, Caliber .30, M1. La munizione M1, intesa prevalentemente per l’uso a lungo raggio su mitragliatrici, divenne rapidamente popolare tra i fucilieri per la sua grande precisione a lunga distanza. Tuttavia, alla fine degli anni ’30, divenne evidente che, con lo sviluppo di mortai, artiglierie a lungo raggio e mitragliatrici Browning M2 calibro .50 BMG, la necessità di proiettili da fucile a lungo raggio non era più necessaria. Così nel 1938, l’esercito tornò sui propri passi e riadottò la vecchia palla da 152 grani, denominandola stavolta Cartridge, Ball, Caliber .30, M2.

In servizio, l’M1903 fu apprezzato per la sua affidabilità e la sua precisione, nonostante il persistere di alcuni problemi. La diottra di precisione era posizionata troppo distante dall’occhio per essere usata in maniera efficace e il mirino a lama anteriore era difficile da vedere con poca luce e si danneggiava troppo facilmente. l’USMC dotò i propri M1903 con una protezione per il mirino, assieme ad una lama più spessa. Il nuovo percussore in due pezzi si rivelò un passo indietro rispetto al singolo pezzo delle armi Mauser e fu spesso causa di numerosi problemi con l’arma.

Seconda guerra mondiale, arriva M1903-A3

Soldato americano con un M1903 Sniper seconda guerra mondiale

(foto Us Signal Corps)

La produzione di Springfield dai primi mesi del secondo conflitto, venne affidata alla Remington Arms e alla Smith-Corona Typewriter. La Remington cominciò nel Settembre 1941 da numero seriale 3.000.000. A causa della grande richiesta dai campi di battaglia, le parti ricavate dal pieno vennero gradualmente sostituite con sezioni in metallo stampato, fino al momento in cui (300.000 fucili più tardi) ci si rese conto della necessità di dare un nuovo nome all’arma. Le parti più costose del fucile, come ad esempio il calcio in noce, vennero sostituite con pezzi più economici e leggeri, ma ugualmente adeguati. Le parti in metallo dei fucili prodotti dalla Remington presentano una R incisa.

La produzione dell’M1903 fu interrotta in favore del nuovo M1903-A3. Il cambiamento più evidente fu la sostituzione e semplificazione dei sistemi di mira, resi simili a quelli del nuovo M1 Garand. Altre modifiche riguardarono la linguetta del caricatore, realizzata ora in metallo stampato, che preveniva l’inceppamento che spesso si verificava al momento dell’inserimento in camera del quarto colpo. A fine 1942, anche la Smith-Corona Typewriter Company cominciò la produzione della variante M1903-A3 nei suoi stabilimenti di Syracuse, NY. Le parti prodotte dalla Smith/Corona sono di solito facilmente identificabili grazie all’assenza di punzonature (solo gli otturatori risultano di tanto in tanto marchiati con una X sul lato superiore). Servivano fucili: così si decise di adottare delle canne a doppia rigatura; divennero meno stringenti i requisiti per le leghe d’acciaio impiegate (War Emergency Steel acciaio d’emergenza in tempo di guerra). Questi fucili venivano spediti con un foglietto che attestava l’assenza di differenze di precisione tra la versione standard e quella d’emergenza. Col progredire della guerra, altre rifiniture e lavorazioni vennero eliminate dagli M1903 per aumentare ancora di più il ritmo di produzione. I fucili iniziali prodotti da Remington e Smith-Corona avevano una finitura grigio scuro/nero che ricordava l’effetto ottenuto alla fine della Prima guerra mondiale con la parkerizzazione (la differenza cromatica si vede nella gallery con due castelli a confronto: quello di uno Springfield prodotto nel 1921, e quello del Remington del ’43). Solo nel tardo 1943 si cominciò ad usare una finitura più chiara, che finirà poi anche nelle armi riparate in seguito. È molto strano trovare un fucile della Prima guerra mondiale o degli inizi della Seconda che abbia la sua canna originale. Molte, se non tutte, munizioni .30-06 della Seconda guerra mondiale usavano un innesco corrosivo che causava danni piuttosto evidenti alle canne e alle camere. Specialmente nel Pacifico, dove la manutenzione non era sempre eseguita propriamente, l’umidità rendeva ancora più aggressiva l’azione della corrosione. Gli M1903 e M1903-A3 furono usati per tutta la guerra a fianco del più recente M1 Garand semiautomatico. I Marines furono inizialmente equipaggiati con questo fucile nei primi mesi di operazioni nel Pacifico, come ad esempio a Guadalcanal, nonostante la giungla fosse un territorio poco adatto ai fucili bolt-action. Solo più tardi i reparti inviati nel Pacifico saranno dotati di M1 Garand. Lo Springfield M1903 era l’arma preferita dai Ranger americani che ritenevano l’arma più adatta per le loro missioni.

M1903, l’arma standard per gli sniper

L’M1903-A4 fu il primo tentativo dell’esercito di creare un’arma di precisione standard. Le meccaniche dell’M1903-A3 vennero montate su nuove calciature, con l’aggiunta di un mirino Weaver M330 (oppure 330C) da 2,2 ingrandimenti e la rimozione dei sistemi di mira metallici. Tuttavia, nonostante tutte le modifiche, l’arma non ebbe performance soddisfacenti. I mirini Weaver (M73 e M73B1) non solo erano a bassa magnificazione, non erano impermeabili e si appannavano con estrema facilità nei climi umidi. Quando queste cose accadevano, la mancanza di sistemi di mira convenzionali sull’M1903A4 rendeva l’arma praticamente inutile. Se utilizzato con le normali munizioni .30-06 M2, le prestazioni dell’arma risultarono piuttosto deludenti; non raramente i soldati che incappavano nei fucili di precisione tedeschi o giapponesi lasciavano la propria arma in favore di quella nemica. Il corpo dei Marine rifiutò le forniture di M1903A4, preferendo piuttosto degli M1903A1 modificati ed equipaggiati con ottiche Unertl 8x.

Dopo la Guerra di Corea era raro vedere in servizio regolare un M1903. Solo alcuni esemplari di M1903 A4 di precisione rimasero in servizio per la Guerra del Vietnam, e gli ultimi manuali furono stampati prima del 1970. La marina continuò a tenere alcuni esemplari a bordo delle proprie navi come fucili antimina. Al giorno d’oggi, i fucili M1903 (assieme ai compagni M1 Garand, M14 e M1917 Enfield) sono comuni alla JROTC (Junior Reserve Officer Training Corps) per l’insegnamento alle reclute sul maneggio delle armi. I cadetti, durante le esibizioni, usano fucili dotati di calci in fibra di vetro, più leggero e meno propensi a rompersi in caso di caduta rispetto agli standard in legno. Per ragioni di sicurezza, i modelli in dotazione all JROTC sono disarmati ostruendo la canna con un blocco di piombo fuso.

Caratteristiche tecniche del M1903

Il fucile M1903 pesava circa 3,95 kg con una lunghezza di 1098 mm. Poteva montare una baionetta M1905 da 450 mm. Nel 1906 il fucile venne modificato per sparare le nuove munizioni M1906 (ovvero il .30-06), successivamente nel 1926 le M1 e poi infine nel 1938 le M2. Veniva alimentato con clip da 5 colpi e poteva, nelle mani di un tiratore esperto, raggiungere una cadenza di fuoco massima di 20 colpi al minuto. La dotazione di un soldato era di 12 clip, per un totale di 60 colpi.

I sistemi di mira potevano essere regolati in elevazione. Il mirino standard, fisso, prevedeva una taratura non regolabile fissata a 500 m. Alzando il sistema di mira complesso (regolabile anche in deriva) si poteva regolare l’arma per tiri che andavano da un minimo di 100 ad un massimo di 2650 m.

L’M1903 sniper ‘canadese’

La storia del fucile della gallery, uno dei pezzi più singolari della collezione del toscano Fiorenzo Bianchini, è davvero interessante. Siamo nel 1944, in alta Lucchesia. Infuriano i combattimenti sulla linea gotica. Un soldato ferito bussa alla porta di un casolare di contadini. Fu soccorso e curato fin quando non fu nuovamente in grado di camminare. A quel punto tornò verso le linee alleate. Ma non poteva muoversi da solo in divisa; avrebbe dato nell’occhio. Così i contadini gli prestarono degli abiti civili. Lui abbandonò uniforme, equipaggiamento e fucile, appunto lo Springfield M1903 A3 con ottica di puntamento. L’arma è di produzione Remington con indicazione ‘model 03-A3’ e numero seriale 3.400.625,  canna sempre Remington produzione agosto ’43.

I contadini sapevano che se i tedeschi e i repubblichini avessero trovato l’arma in uno dei tanti rastrellamenti, la loro sorte sarebbe stata segnata. Così nascosero lo Springfield nel metato (il piccolo locale che si usava come essiccatoio per le castagne). E li rimase a lungo, tanto che al termine del raccolto venne acceso il fuoco nell’area sottostante dell’essiccatoio. Solo allora i padroni di casa si ricordarono che accanto al fuoco era rimasto il fucile. Lo estrassero giusto in tempo, anche se, come è chiaro dalle bruciature sul calcio visibili anche in fotografia, le fiamme arrivarono a lambire i legni del M1903. L’arma, rimase inalterata da allora. La famiglia di contadini la passò a un appassionato collezionista lucchese, che a sua volta lo ha poi ceduto a Bianchini. Lo M1903 in questione è ancora ampiamente in grado di fare il suo dovere. L’unico ‘giallo’ riguarda la nazionalità del soldato ferito. Per la tradizione orale, tramandata dai contadini che parlarono con lui ‘di prima mano’, sarebbe stato un militare canadese. Ma c’è da dire che all’epoca non c’era un’esatta conoscenza degli eserciti alleati schierati nel tentativo di sfondamento della gotica. Una vera babele di nazionalità.

L’ipotesi canadese è tutta da studiare. In primis perché il I Canadian Corps fu impiegato prevalentemente sul versante est della linea Gotica, quindi verso l’Adriatico. Il secondo motivo è ‘filologico’: nonostante i canadesi abbiano avuto dotazioni Usa durante la seconda guerra mondiale, erano ovviamente prevalenti quelle del Commonwealth britannico. Quindi chiaramente le armi d’ordinanza per fucilieri e sniper erano i Lee Enfield SMLE Mk III e N° 4 Mk I in calibro 303 British. Un piccolo quantitativo di Garand venne adottato verso la fine della guerra, così come il Browning Automatic Rifle fu utilizzato come il Bren come fucile mitragliatore di reparto. Certo, se effettivamente il ferito in questione fosse canadese, non si può escludere che anche qualche Springfield fosse stato acquisito dai ‘cugini americani’ e messo in mano ai cecchini canadesi, o che durante la battaglia questo soldato, trovatosi ferito e senza punti di riferimento, possa essersi impossessato di un’arma, presa magari a un caduto americano.

In attesa che si sciolga questo interrogativo della storia, non rimane che ammirare quest’arma. Rimasta inalterata nel tempo e sicuramente carica di una grande storia.

(gallery fotografica: courtesy of Fiorenzo Bianchini)

 

Shares 0
Article Tags:
Article Categories:
Sistemi d'arma
img

Comments are closed.

0 Shares
Share
Tweet