La battaglia dell’Assietta, tra storia e memoria

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La Battaglia dell'Assietta (foto dalla pagina Facebook)
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E’ stata una delle battaglie chiave nella guerra di successione austriaca, un conflitto che squassò l’Europa di metà Settecento. La battaglia dell’Assietta, conosciuta anche come bataja ‘d l’Assiëta in piemontese e bataille du col de l’Assiette in francese, fu combattuta il 19 luglio 1747 in Val di Susa sull’omonimo colle.

La battaglia sarà rievocata il 21 luglio prossimo in un evento curato dall’Associazione Festa del Piemonte al colle dell’Assietta. A curare la rievocazione sarà il Coordinamento delle Rievocazioni storiche 1600-1700. Per gli appassionati, fin da sabato 20 sarà possibile effettuare visite guidate al campo di battaglia, curate da Alessia Maria Simona Giorda, responsabile valorizzazione della Residenza Sabauda e del Patrimonio Storico Castello di Rivoli e dallo storico militare, Eugenio Garoglio. Per chi decidesse di arrivare al sabato 20, oltre alla visita al campo militare, ci sarà la cena e la fiaccolata fino all’obelisco che ricorda la battaglia con la cerimonia degli onori ai caduti.

QUI le  info sulla manifestazione

La Battaglia dell'Assietta (foto dalla pagina Facebook)

La Battaglia dell’Assietta (foto dalla pagina Facebook)

La Battaglia dell’Assietta: i fatti della storia

Nel corso della guerra di successione austriaca, l’idea dell’esercito franco spagnolo era quella di conquistare i valichi alpini difesi dalle forze sabaude per poi puntare a Torino. Uno dei cardini di questa strategia, fin dall’inizio della guerra, era l’assedio del forte di Exilles. Per far questo era però necessario impadronirsi della cresta dell’Assietta e del colle delle Finestre.

L’Assietta è un pianoro brullo posto a oltre 2500 m sullo spartiacque fra la valle di Susa e quella del Chisone: il suo controllo consente di poter intervenire rapidamente in una valle o nell’altra. Prevedendo l’assalto francese, il re Carlo Emanuele III ordinò di trincerarlo e di presidiarlo con 13 battaglioni di fanteria.

Il corpo di difesa dell’Assietta era composto da truppe sabaude ed austriache al comando del tenente generale Giovanni Battista Cacherano di Bricherasio. I trinceramenti erano costruiti in modo tale da permettere una difesa a 360°. Il punto chiave dell’intero perimetro difensivo era però dato dalla vetta del Gran Serin, sulla quale furono schierati i tre migliori battaglioni a disposizione del generale piemontese: il 2° btg. ed il 3° btg. Rgt. svizzero Kalbermatten e il 3° btg. Rgt. svizzero Roy. I solidi battaglioni imperiali, 4 battaglioni dei Reggimenti Forgách, Traun, Hagenbach e Colloredo, furono schierati a diretta difesa del colle dell’Assietta. In appoggio all’esercito piemontese intervennero anche gruppi organizzati di combattenti valdesi, abituati già a compiere con successo atti di guerriglia nelle valli che conoscevano molto bene: il loro compito, come sempre in questi casi, era quello di tenere impegnato il maggior numero di soldati francesi, sottraendoli così alla disponibilità in battaglia aperta.

Per l’assalto i francesi erano forti di 32 battaglioni, contro i 13 austro-sardi, dei quali dieci impegnati effettivamente in combattimento. La tattica impiegata dai francesi si dimostrò tuttavia fallimentare. Le colonne d’assalto, impossibilitate a sviluppare tutta la loro potenza di fuoco, furono decimate dal tiro dei difensori. La ridotta della testa dell’Assietta, una tenaglia collegata con le retrostanti posizioni, era continuamente rifornita alla gola e si dimostrò subito un ostacolo troppo difficile per poter essere superato. A peggiorare la situazione gli ufficiali francesi, posti alla testa della colonna per guidare l’assalto, furono decimati dal fuoco dei difensori. Il comandante delle truppe francesi, generale Bellisle, visto che i suoi soldati non riuscivano ad infrangere la resistenza delle truppe sabaude, strappò la bandiera dalle mani di un proprio alfiere e si lanciò all’ennesimo assalto, sperando con questo esempio di trascinare i suoi: quest’impresa, però, gli fu fatale. Venne infatti ferito con un colpo di baionetta da un soldato piemontese e subito dopo ucciso da un colpo di moschetto.

Il 22 luglio un proclama del re Carlo Emanuele III di Savoia invitò i sudditi a ringraziare Dio per aver consentito ai soldati piemontesi di respingere l’assalto. Le perdite francesi furono enormi: la sera dello scontro il Villemur lamentava dai suoi ranghi l’assenza di 4984 uomini tra morti, feriti, prigionieri e dispersi, circa il 25% della forza impegnata. Le perdite austro-sabaude furono di circa 200 uomini. I primi rapporti segnalarono, tra morti e feriti, 219 perdite.

La battaglia dell’Assietta, da un punto di vista strategico, segnalò lo stallo delle operazioni belliche in Italia. Genova nel frattempo era stata liberata dall’assedio austriaco, mentre di fatto la manovra francese per creare una breccia nel bastione alpino era fallita. Per entrambi i contendenti, in particolare per l’esercito francese e per quello sabaudo, la campagna del 1747 prosciugò definitivamente le riserve materiali e umane, costringendo Luigi XV e Carlo Emanuele III a riconsiderare le trattative di pace, conclusasi poi l’anno seguente con la Pace di Aquisgrana.

La Battaglia dell'Assietta (foto dalla pagina Facebook)

La Battaglia dell’Assietta (foto dalla pagina Facebook)

(le foto sono dalla pagina Facebook La Battaglia dell’Assietta)

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