Mosin Nagant, le armi della seconda guerra mondiale

6 years fa scritto da
img

Un fucile iconico il Mosin Nagant. Entrato nella storia come un l’arma dell’Armata Rossa, nella prima e nella seconda guerra mondiale (soprattutto nella sua versione sniper).

Nella gallery gli esemplari nella disponibilità di Vincenzo di Domenico di Biancavilla di Traxarm, che presentano le ottiche di precisione delle tipologie installate sui fucili. Il Mosin–Nagant (in russo винтовкаМосина, vintovka Mosina, ovvero “fucile di Mosin”) è stato sviluppato per l’Esercito russo tra il 1882 e il 1891 e usato in maniera estesa da Impero Russo, Unione Sovietica e svariati altri stati. È uno dei fucili più prodotti della storia con oltre 37 milioni di esemplari, e nonostante la sua veneranda età, rimase in uso per anni in giro nel mondo grazie alla sua economicità, facilità d’uso e disponibilità, praticamente quanto avvenuto per il successivo AK-47.

La nascita del Mosin Nagant

Dopo la guerra russo-ottomana, si decise di potenziare l’armamento dell’esercito russo. Nel 1889 furono proposti tre fucili per la valutazione: Sergei Ivanovich Mosin presentò il suo fucile a 3 linee (7,62 mm), il belga Léon Nagant propose un’arma a 3,5 linee (9 mm) e il capitano Zinoviev un altro modello a 3 linee (7,62 mm). La “linea” era un’unità di misura russa equivalente a 1/10 di pollice, quindi 2,54 mm da cui il calibro 7,62 dei fucili russi.
 Alla fine delle valutazioni, i pareri furono discordanti. Il fucile di Nagant presentava una meccanica complessa e una procedura di smontaggio lunga che necessitava di strumenti esterni. Il fucile di Mosin peccava di scarsa qualità nelle lavorazioni, cosa che provocò diversi inceppamenti. La commissione alla fine votò 14 a 10 per l’adozione del fucile di Nagant. Tuttavia, il generale Chagin, capo della commissione, impose nuovi test da tenersi sotto la supervisione della commissione e questa volta il Mosin mostrò i suoi vantaggi sul concorrente, portando alla sua adozione.
Rispetto a uno dei suoi principali concorrenti, il mauser 1898 tedesco, il M1891 non aveva l’otturatore costituito da un solo pezzo come quello del Mauser, ma scomponibile. Il sistema di alimentazione è diverso nei due fucili, in quanto il Mauser utilizza il più affidabile sistema ad “alimentazione controllata” (dove la cartuccia viene subito agganciata dall’otturatore appena sfilata dal caricatore) mentre il Mosin usa il classico sistema “a spinta” in cui l’estrattore aggancia la cartuccia solo dopo la chiusura dell’otturatore.
Come nel Mauser, la rotazione dell’otturatore per lo sblocco completo della culatta è di 90° (a differenza dei 60° del Lee Enfield inglese). La leva di armamento del Mauser si trova sul retro dell’otturatore, mentre quella del Mosin (similmente a quanto avviene nei fucili Mannlicher) si trova a metà dell’otturatore saldata ad una protrusione che agisce come “terzo blocco” per la chiusura dell’arma.
La rigatura della canna è destrorsa a 4 linee con passo 1:241 mm (1:9,5) oppure 1:254 mm (1:10). Il caricatore interno può essere riempito sia caricando i colpi singolarmente, sia usando le apposite stripper clip da 5 colpi.
Il Русская3-линейная(7,62-мм)винтовкаобразца1891 года (ruskaja 3-linejnaja vintovka obrazca 1891 goda, ovvero “fucile da 3 linee modello 1891”), secondo la denominazione ufficiale di adozione, fu adottato nel 1891. Ci sono poi state diverse varianti dell’arma, la più comune delle quali è la 91/30, esito di un processo di modernizzazione attuato negli anni ’20 e ’30. Alcuni dettagli furono mutuati dal progetto di Nagant.
Anche il pezzo definito “interruttore”, integrale al castello, fu copiato dal progetto di Nagant. Il fucile iniziale non presentava questo elemento (che serve ad impedire problemi di doppia alimentazione) e si verificarono diversi inceppamenti. Si decise quindi di aggiungere il pezzo per migliorare l’affidabilità dell’arma. Nella versione del 1930, solo la lastrina di caricamento e la base del caricatore rimanevano come parti del progetto di Nagant, ma considerando che l’arma era facilmente ricaricabile anche per singoli colpi, la lastrina non ricoprì un ruolo così importante nella disputa tra la Russia e Nagant.

Le dispute con Nagant

Nonostante il mancato successo del suo fucile, il belga Nagant sporse denuncia, dichiarando che dovesse spettargli la somma destinata al vincitore del concorso. Nagant era stato il primo al mondo a registrare il brevetto per il famoso “interruttore”; lo aveva dedotto dal primo progetto di Mosin, ma quest’ultimo facendo parte dell’esercito russo, non poteva registrare brevetti a proprio nome, in quanto tutte le invenzioni risultavano proprietà del Governo e quindi coperte da segreto militare.
Stava per scoppiare uno scandalo, con Nagant che minacciò di non partecipare mai più a prove in Russia mentre alcuni ufficiali proposero addirittura di espellere l’inventore belga da qualunque futura prova, fornendo come scusa il fatto che Nagant si fosse appropriato dell’idea del dispositivo quando esso era già coperto da segreto militare, violando quindi la legge russa. La commissione governativa decise di pagargli la somma di 200.000 rubli (lo stesso ammontare ricevuto da Mosin). Il fucile non prese il nome di Mosin onde evitare future diatribe con Nagant e la cosa si rivelò a posteriori molto saggia, visto che nel 1895 il revolver Nagant fu adottato dall’esercito russo come arma da fianco.
Tuttavia, per lo stesso motivo e poiché Nagant usò la questione per farsi pubblicità, il nome Mosin-Nagant comparve nella letteratura occidentale (ma in Russia il fucile non fu mai chiamato così). Questo nome, oltretutto, è sbagliato sia dal punto di vista legale (a causa delle leggi russe in vigore al momento dell’adozione) che da quello tecnico, in quanto nessuno dei dispositivi di Nagant, anche rimosso dal fucile, pregiudicherebbe il funzionamento dell’arma.
La produzione del Modello 1891 cominciò nel 1892 negli stabilimenti di Tula, Izhevsk e Sestroryetsk. Fu anche piazzato un ordine per 500.000 fucili alla Manufacture Nationale d’Armes de Châtellerault[3].

Il battesimo del fuoco e la prima guerra mondiale

La Guerra Russo-Giapponese del 1904-1905 fu la prima prova sul campo del nuovo M1891, e al momento dello scoppio del conflitto erano disponibili all’incirca 3.800.000 fucili, di cui più di un milione già nelle mani dell’esercito e della cavalleria. Con l’inizio del primo conflitto mondiale, per ragioni di semplicità la produzione fu limitata ai soli modelli da fanteria e dragone. A causa di una disperata carenza di armi e dell’assenza quasi totale di un’industria in grado di produrne, il governo russo commissionò 1.500.000 fucili alla Remington Arms più un altro ordine di 1.800.000 pezzi alla New England Westinghouse Company nel 1915. La Remington produsse 750.000 fucili prima dell’interruzione della produzione a seguito della Rivoluzione d’ottobre. Alla Russia erano stati consegnati 469.951 fucili quando il Trattato di Brest-Litovsk pose fine al conflitto tra Russia e Potenze centrali. Da quel momento, il governo bolscevico di Lenin bloccò tutti i pagamenti dovuti alle compagnie americane. La Remington e la Westhouse si trovarono sul baratro della bancarotta così il governo decise di intervenire comprando i rimanenti 280.000 fucili. Le forze dei corpi di spedizione americano e inglese furono dotati di Mosin Nagant quando vennero inviati a Murmansk e Arkhangelsk nell’estate del 1918 per impedire che le munizioni consegnate agli zaristi cadessero nelle mani delle potenze centrali. I fucili rimasti furono usati nell’addestramento delle truppe e usati per armare vari corpi secondari. Designato come U.S. Rifle, 7,62 mm, Model of 1916, si tratta di uno dei fucili più rari usati dall’esercito americano.

Il Mosin Nagant verso la seconda guerra mondiale

Nel 1924, a seguito della vittoria dell’Armata Rossa, fu riunita una commissione per ammodernare il fucile, ormai in servizio da oltre 30 anni. Lo sforzo portò alla nascita del 91/30, basato sulla variante Dragone. La canna venne accorciata di 70 mm, le mire ritarate in metri e non più in arshin e il mirino anteriore a lama sostituito da uno con protezione per evitare disassamenti.
All’inizio del Secondo conflitto mondiale, il Mosin M91/30 era l’arma standard delle truppe sovietiche e milioni di esemplari furono costruiti per armare il più grande esercito mobilizzato della storia.
Il Mosin fu modificato fin dal 1932 per accettare ottiche di precisione, inizialmente di origine tedesca poi di produzione interna (PE, PEM), e nel 1942 venne standardizzata l’ottica PU da 3,5 ingrandimenti. L’arma dimostrò la sua efficacia nelle cruente battaglie urbane del fronte orientale e fu usata da cecchini passati alla storia, come Vasili Zaytsev (reso famoso dal celebre film ‘Il nemico alle porte’) e Ivan Sidorenko. Questi fucili di precisione avevano la buona reputazione di essere robusti, affidabili, precisi e facili da mantenere. Anche la Finlandia usò questo fucile come arma di precisione, sia nella variante russa che nelle varie versioni domestiche. A Simo Häyhä sono attribuite 505 uccisioni, tutte conseguite con il suo M/28-30[10]. Häyhä tuttavia non usava un mirino telescopico perché, come riferì in un’intervista concessa poco prima della morte, le ottiche russe costringevano il tiratore a tenere la testa troppo alta sull’arma, favorendo quindi l’individuazione da parte del nemico.
Nel biennio 1935-1936 il fucile 91/30 fu ancora semplificato per ridurne i tempi di produzione. Il castello ottagonale fu semplificato in uno circolare. Quando la Germania invase l’Unione Sovietica la necessità di produrre ancora più armi portò ad ulteriori semplificazioni e ad un drastico calo della qualità delle finiture. I fucili prodotti in tempo di guerra sono facilmente riconoscibili dai punzoni a dalle finiture grezze che non avrebbero mai superato le ispezioni in tempo di pace. Tuttavia, nonostante le mancanze estetiche, il funzionamento dell’arma risulta inalterato.
 Nel 1938 fu schierata sul campo una versione carabine del Mosin, denominata M38. La differenza consisteva nell’accorciamento della canna di 216 mm che portò l’arma ad una lunghezza totale di 1.016 mm (con la calciatura ridotta in proporzione). L’idea era di distribuire l’arma a corpi di ingegneri e artiglieri in caso dovesse sorgere la necessità di difendersi. La mira anteriore dell’arma fu modificata così che risultasse impossibile montare le classiche baionette del 91/30.
 L’aumento dei combattimenti urbani portò allo sviluppo della carabina M44. Nella pratica si trattava di una carabina M38 modificata anteriormente dal montaggio di una baionetta che si ripiegava sul lato in uno scasso nella calciatura. Poche di queste armi videro però servizio attivo sul fronte orientale.
 Alla fine della guerra erano stati prodotti approssimativamente 17.400.000 fucili M91/30.
Il Mosin Nagant dopo la guerra
 Negli anni subito seguenti alla Guerra, l’Unione Sovietica interruppe la produzione di Mosin-Nagant e li ritirò dal servizio in favore della carabina SKS e poi dell’AK-47. Nonostante fosse ormai obsoleto, il Mosin-Nagant continuò a prestare servizio in diversi paesi del blocco comunista e nel resto del mondo per diversi anni. Armi del genere erano ancora molto diffuse durante i conflitti in Corea e Vietnam, e non solo come armi di riserva, ma come vere e proprie armi da prima linea.
Ogni paese che avesse ricevuto aiuti da Unione Sovietica, Cina e paesi dell’Est-Europa si sarebbe trovato rifornito di Mosin-Nagant. I paesi del Medioriente alleati con la Russia (Egitto, Siria, Iraq, Afghanistan e Palestina) ricevettero i Mosin a fianco di armi più recenti. Durante l’Invasione sovietica dell’Afghanistan tra gli anni ’70 e ’80 entrambi gli schieramenti si trovarono ad usare Mosin-Nagant. In Afghanistan l’uso dell’arma si è protratto fino a qualche anno fa, specie nelle mani di insorti e forze irregolari. Anche a quasi trent’anni dal collasso dell’Unione Sovietica, il Mosin-Nagant continua a comparire sui campi di battaglia di mezzo mondo, specialmente in Iraq, Afghanistan e Siria. In Filandia l’arma è ancora in uso come fucile di precisione.
 Se si considera la variante di precisione assieme al fucile standard, il Mosin-Nagant è il fucile con la più lunga presenza sui campi di battaglia con ben 120 anni di servizio. Tuttavia, se si considera il servizio effettivo (cioè dall’adozione fino al ritiro ufficiale) l’arma scende al secondo posto, surclassata dal moschetto Brown Bess che rimase in servizio presso le forze dell’Impero Inglese dal 1720 al 1865 senza interruzioni.
(fotogallery by Fotocronache Germogli – tutti i diritti riservati – all rights reserved)
Article Tags:
Article Categories:
Sistemi d'arma
img

Comments are closed.

21 Shares
Share21
Tweet