PPSh-41, lo chiamavano ‘parabellum’. E’ stata una delle armi più temute della seconda guerra mondiale. Un mitra efficace, con un serbatoio praticamente infinito (71 colpi) e un alto rateo di fuoco. Affidabile, versatile, potente. La nomenclatura sovietica lo battezzò come pistola mitragliatrice Shpagin 1941 (Пистолет-пулемёт Шпагина 1941, Pistolet-Pulemyot Shpagina 1941). Fu progettato da Georgi Shpagin per sostituire il PPD-40 molto simile ma assai più costoso e complicato. I russi lo soprannominarono Phe-phe-sha, gli italiani appunto Parabellum, Burp Gun lo chiamarono gli americani, data la sua altissima cadenza di fuoco.
Funzionamento e caratteristiche del PPSh-41
Il mitra a fuoco selettivo, aveva funzionamento a massa battente e otturatore aperto, era alimentato da caricatori amovibili con proiettili 7,62 × 25 mm; il classico calibro sovietico per pistola Tokarev. Fu una delle armi più usate di tutta la seconda guerra mondiale. Se ne stima una produzione di oltre sei milioni di esemplari. Realizzato in acciaio stampato poteva essere alimentata sia da caricatori bifilari che da caricatori a tamburo. Nella nostra gallery vi mostriamo due esemplari, entrambi nella disponibilità di Vincenzo di Domenico di Biancavilla di Traxarm. Il primo risale al 1943, il secondo realizzato nel 1945 è un pezzo davvero interessante in quanto era usato nei centri d’addestramento dell’armata rossa per insegnare ai soldati come usare il mitra in battaglia. L’arma è ‘esplosa’ in modo da mostrare otturatore, rigatura della canna e meccanismi di sparo.
La storia del mitra PPSh-41
Il progetto per il PPSh-41 viene definito intorno al 1940. I moschetti automatici PPD-34/38 e PPD-40 in linea con l’esercito russo si erano già dimostrati inadatti al combattimento, ed erano stati distribuiti alla polizia e al NKVD. Per ordine diretto di Stalin, il Commissariato del Popolo per l’Industria Bellica (organo sovietico preposto alla produzione e progettazione di armamenti) cominciò a pensare a una nuova arma automatica per le truppe. Georgij Shpagin ebbe la meglio tra gli altri progettisti. La sua arma era semplice ed economica: molte parti erano ricavate per stampaggio alla pressa riducendo del 50% dei tempi di lavorazione. La produzione dell’arma cominciò nel 1941 nelle fabbriche moscovite.
Nella primavera del 1942, si producevano 3000 mitra al giorno. Il PPSh-41 è un esempio classico esempio di arma facile da produrre ed economica. In quegli anni, molti paesi scelsero questa politica (basti pensare allo Sten inglese, l’MP-40 tedesco anche se a un livello più alto, o il Grease Gun M3 americano). Il PPSh-41, 87 parti (contro le 95 del PPD-40, il precedente mitra adottato dall’esercito sovietico), poteva essere realizzato in 7 ore di lavoro. Per le canne si usavano quelle dei fucili Mosin-Nagant tagliate a metà e adattate al calibro.
Il mitra nella leggenda della vittoria sovietica contro i tedeschi
Fu chiaro fin da subito che il PPSh-41 era un’arma azzeccata. Praticamente indistruttibile e affidabile, aveva una cadenza di tiro ‘monstre’ da 1000 colpi al minuto (il doppio della maggior parte dei mitra dell’epoca) ed era piuttosto preciso fino a 100 metri. La cartuccia 7,62×25 era potente e precisa: aveva una traiettoria tesa che permetteva al PPSh-41 un tiro utile fino a 200 metri.
Nei combattimenti urbani o ravvicinati, il parabellum era un vantaggio in più. Poteva scatenare un volume di fuoco elevatissimoAlle distanze ravvicinate (fino a 50 metri) che erano la norma, nei combattimenti urbani o nelle foreste, una pattuglia armata di PPSh-41 poteva scatenare un volume di fuoco pazzesco e prolungato. Il caricatore a tamburo era un po’ problematico: i soldati impararono a non caricarlo con più di 60 colpi, per evitare il rischio che la molla si bloccasse. Dal 1942 furono disponibili caricatori curvi a serbatoio tradizionali da 35 colpi, e nel 1944 furono distribuiti caricatori a tamburo più robusti ed efficaci.
Anche i tedeschi apprezzarono il PPSh-41
Il PPSh-41 fu ‘gradito’ anche tra i tedeschi, che li usarono spesso dopo averli razziati come preda di guerra. I proiettili 7,62 × 25 mm Tokarev e quelli tedeschi da 7,63 × 25 mm Mauser utilizzati nella pistola C-96 erano perfettamente intercambiabili, così i tedeschi poterono tranquillamente usarli senza problemi di munizionamento. In Germania l’arma venne riconvertita anche per usare il calibro 9 parabellum dell’MP40. I mitra vennero battezzati MP41(r). Riutilizzarono quelli in calibro originale dando alle armi la sigla MP717
Nell’iconografia mondiale del soldato russo, il parabellum è un classico della seconda guerra mondiale, così come il carro T34 e il Mosin Nagant da cecchino.
Produzione in massa e longevità del PPSh-41
Realizzato con procedimenti industriali che prevedevano lo stampaggio e tranciatura di quasi tutti gli elementi, era costituito da un castello in acciaio incernierato alla calciatura in legno, e il principio di funzionamento era il più semplice possibile: massa battente a rinculo diretto. Vi era un semplice ma efficace selettore di tiro, costituito da un cursore situato all’interno del ponticello, di fronte al grilletto, a due posizioni: colpo singolo/raffica.
Con un peso di circa 5,5 kg, l’arma poteva raggiungere una cadenza di fuoco teorica di 1000 colpi al minuto. Le mire erano semplicissime. Negli ultimi esemplari venne introdotto un alzo regolabile a “L”, da 100 e 200 metri, mentre in precedenza vi era solo una tacca fissa tarata a 100 m. Nell’esemplare ‘scuola’ è possibile notare il castello incernierato all’estremità della calciatura, da cui si estrae l’otturatore con la relativa molla di riarmo.
Dopo la Seconda guerra mondiale, il PPSh fu venduto in grandi quantità agli stati filosovietici e alle forze di guerriglia. Il KPA (esercito popolare coreano) e il PVA (esercito popolare cinese) ricevettero grandi quantità di PPSh-41 dalla Russia, utilizzati in combinazione con il Type 49 nord-coreano e il Type 50 cinese, entrambi copie dell’arma sovietica. Equipaggiò truppe nella guerra in Corea, in Vietnam, nella ex Jugoslavia. E non è raro vederlo in mano a guerriglieri in Africa e Asia.