Appuntamento con la storia: la postazione che visse due volte

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Era un terreno strano. Ricoperto di foglie, acido, quasi corrosivo. I cinghiali lo amavano, era evidente dalle ‘arature’ che lasciavano in giro; amavano in generale quel bosco di querce sull’Appennino nel quale stavamo cercando testimonianze del passaggio dei combattimenti. Il nostro team di ricerca storica ha voluto verificare di persona la segnalazione ricevuta da anziani del posto. Nel racconto molto ben articolato, si faceva riferimento alle munite difese tedesche in quella zona, accanto alla ferrovia vitale per il movimento delle truppe e dei rifornimenti. Non mancarono aspri combattimenti proprio in quel punto. Gli alleati volevano sfondare la linea, arrivare alla pianura Padana, perché sapevano che in pianura tutto sarebbe stato più facile, più veloce. La prospettiva di passare un inverno in montagna a combattere non era così allettante, ma la Gotica era ben munita e la storia sarebbe finita diversamente.

Il primo segnale

Il primo segno di battaglia, il primo segnale del metal detector è uscito quasi subito: scheggioni da bombardamenti di artiglieria. I terribili shrapnel in grado di dilaniare un corpo, molti infissi nella terra e rimasti là sotto per quasi 80 anni. Ma non sono infrequenti nelle campagne; cercavamo qualcosa di più. Poi a un tratto il cambio di passo. Bossoli da 303 inglesi, alcuni sparati dal fucile Lee Enfield, con il caratteristico otturatore a spillo, altri dalla mitragliatrice da reparto Bren; la differenza si vede grazie alla tacca rettangolare che l’otturatore lasciava sui proiettili.

Sicuramente in quel punto avevano combattuto per conquistare una postazione. Lo testimoniavano anche altri bossoli ritrovati tutto intorno, stavolta i calibro 45 del mitragliatore Thompson. Sembrava quasi di essere nel mezzo della battaglia, per ora solo in mezzo agli alleati che risalivano lungo un tratto semi pianeggiante, cercando ripari per sparare solo poco più in alto.

Ma c’erano anche i tedeschi. I primi colpi di K98, il fucile d’ordinanza Mauser, sono affiorati qualche metro dopo, pochi in verità, quasi a testimoniare una rapida resa o una ritirata improvvisa. Sulla sommità di questa collina sicuramente si erano accampati; del resto la posizione e la visuale erano davvero interessanti. E dopo la battaglia anche gli alleati probabilmente hanno piantato le tende. E non solo.

Quarter pounder

Il metal detector ha cominciato a suonare all’impazzata su uno strano avvallamento del terreno. Non una buca, una sorta di depressione circolare. Abbiamo cominciato a scavare quei segnali; il risultato è stato davvero inatteso. Dopo aver preso la postazione, gli inglesi avevano piazzato in quel punto un pezzo d’artiglieria. Un 25 pounder MK2, obice cannone, l’arma più diffusa nell’artiglieria britannica, con una gittata massima di oltre 12 chilometri, capace di sparare granate del peso di oltre 11 chili. Per facilitare il movimento in brandeggio l’arma poteva essere montata su una particolare piattaforma metallica, circolare, su cui venivano appoggiate le ruote del pezzo per permettere il tiro a 360°. I serventi avevano sparato da quella posizione, probabilmente per colpire le linee tedesche più a monte. E la depressione rotonda nel terreno deve essere stata creata proprio dalla pesante piattaforma. La prima a emergere dalla terra è stata la ruota di un veicolo. Cerchio in ferro e raggi intorno al mozzo. Non era ancora finita, accanto erano sepolti sette grandi bossoli in ottone: colpi sparati proprio da quel cannone inglese. Un ritrovamento piuttosto raro da fare, visto che dopo la guerra il metallo ‘nobile’ veniva raccolto e venduto per guadagnare un po’ di denaro. E molti di questi bossoli (anche quelli delle armi da fuoco in verità) furono raccolti dai contadini proprio a questo scopo. Sempre intorno bottoni in metallo da divisa inglese, sapone da barba, un rasoio e altro materiale di uso quotidiano

La sorpresa

Ma la storia riserva sempre dei colpi a sorpresa. All’appello mancavano ancora i tedeschi. E niente ci parlava di loro se non i pochi bossoli ritrovati. Ma nel nostro team abbiamo ‘il dottore’. Che è uno ostinato oltre ogni limite e alla fine, quando avevamo dato per persa ogni speranza di ritrovare tracce della postazione tedesca, ha tirato fuori il coniglio dal cilindro. Ostinato nel voler scavare dei segnali ferrosi, ha trovato una piccola discarica piena di meraviglie.

La prima meraviglia a uscire è stato il ‘Flak-Kampfabzeichen der Luftwaffe’ decorazione che veniva conferita agli avieri in servizio nell’artiglieria anti aerea. Fu ideata da Wilhelm Ernst Peekhaus. Veniva attribuita al raggiungimento di 16 punti, oppure assegnata per particolari azioni di coraggio o per la capacità del soldato nel maneggiare il cannone da 88. Per ogni aereo abbattuto venivano assegnati due punti. I punti venivano raggiunti solo per l’abbattimento di aerei e non per obiettivi di terra. La spilla era praticamente intatta, ed era la testimonianza che in quel punto i tedeschi avevano piazzato una batteria anti aerea.

Insieme alla spilla, c’erano anche un paio di occhiali ‘Dienst Brille’ che le forze armate distribuivano di corredo per chi aveva problemi di vista. Una lente finita irrimediabilmente in frantumi, l’altra ancora intera serviva a correggere una miopia di media intensità. Nello stesso luogo anche tutto il materiale da campo; gli alleati probabilmente dopo aver liberato l’area devono aver raccolto tutti gli oggetti tedeschi in quella buca accendendo un fuoco per smaltirli.

E così la terra ha riconsegnato due borracce, un telefono da campo, e ancora diversi astucci in bakelite contenenti decontaminante che erano di corredo con le maschere antigas, un incredibile appuntalapis Faber Castel dell’epoca, e delle posate da campo con un apriscatole in acciaio inox (la punta purtroppo corrosa) marcato con il waffenamt, l’aquila con la quale si marcava ogni oggetto e materiale destinato all’uso militare. Alla furia del fuoco è sopravvissuto anche un pezzo di agenda, con l’indicazione in tedesco Mittwoch, mercoledì. Chissà se è stato un buon giorno; più probabile un altro maledetto giorno di guerra, che è arrivato fino a noi in quel brandello di carta mezza bruciata dal fuoco e seppellita per 73 anni.

A completare il quadro bottigliette d’inchiostro e di profumo (con il marchio del celebre profumiere di Amburgo Dralle). C’erano anche delle stoviglie in porcellana con il fascio littorio, che abbinati ad alcuni bossoli di moschetto 91, fanno pensare anche a una presenza di truppe repubblicane in quella postazione.

L’ultima meraviglia è emersa dopo una giornata di scavo: due piattini da caffè di alluminio con logo Luftwaffe prodotti dalla Fissler. Un’azienda storica, la Fissler, fondata nel 1845 e quartier generale a Idar Oberstein. Ancora oggi produce pentole, coltelli e accessori per la cucina. Viene da domandarsi quale manodopera utilizzasse in quegli anni.

Al prossimo appuntamento con la storia

 

(fotogallery ArmyMag.it all rights reserved)

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Metal detecting
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