Salvate dall’oblio la mitraglia del sommergibile Scirè. Urge missione di recupero e restauro

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Sottomarino regia marina Scirè
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E’ un pezzo di storia che rischia di scomparire. A Pistoia, nella Fortezza di Santa Barbara, c’è una mitragliatrice Breda 31 binata, corrosa dalla ruggine e abbandonata a se stessa da anni. E’ l’arma antiaerea dello Scirè, il sommergibile medaglia d’oro al valor militare, protagonista dell’impresa di Alessandria compiuta dagli uomini rana della Regia Marina. La mitragliera calibro 13,2mm fu smontata dal relitto del sottomarino nel 1984 durante la missione degli uomini del Comsubin nella Baia di Haifa. A 35 metri di profondità, gli uomini rana della marina militare recuperarono i resti di 42 marinai dello Scirè, oltre ad alcune parti dello scafo e appunto la mitragliera. Le parti dello scafo, dopo un restauro conservativo, sono conservate al Vittoriano di Roma. 

La mitraglia dello Sciré

La mitragliatrice fu portata a Pistoia, città che con lo Sciré aveva diverse connessioni. Il sottomarino infatti fu battezzato con il nome della regione dello Scirè, che si trova sul confine con l’Eritrea, per celebrare l’eroismo dei militari italiani che nel 1936 combatterono con coraggio in quest’area contro le truppe abissine di Haile Selassie. Al comando di quegli uomini e della IV Armata del Regio Esercito c’era il generale pistoiese Ezio Babbini; contributo determinante alla vittoria italiana in quella battaglia venne dato dai militari dell’83° reggimento fanteria che aveva allora sede a Pistoia; tra i caduti vi fu anche il caporale maggiore pistoiese Giovanni Marini, Medaglia d’Oro alla memoria, al quale è stata intitolata la caserma che oggi ospita il reggimento paracadutisti Nembo.

Da allora l’arma è rimasta all’aperto, alle intemperie, e ormai avrebbe bisogno di un restauro radicale prima di sparire completamente corrosa dalla ruggine. Quello che non ha fatto il mare, potrebbero fare l’oblio e il degrado di 36 anni. Uno spregio per i caduti del sommergibile simbolo della Regia Marina, onorati dai marinai di tutto il mondo per il loro eroismo. La Marina Militare ha manifestato l’intenzione di farsi carico del restauro dell’Arma. L’Arsenale di La Spezia dovrebbe prendere l’Arma, sabbiarla per fermare la corrosione. C’è stato un sopralluogo a novembre. Poi più nulla. Non c’è chiarezza neanche su dove finirà la Breda dopo il restauro. Una cosa assurda, visto che gli altri reperti sono custoditi a Roma esattamente per quello che rappresentano: delle reliquie. Quindi il comune di Pistoia che ha la mitragliera in comodato e dovrebbe trovarle una sistemazione degna. Una potrebbe essere sicuramente quella della Caserma Marini, sede del Nembo. Oppure la Breda potrebbe trovare spazio al museo dell’Arsenale di La Spezia (il sommergibile venne varato dai cantieri Oto di Muggiano), accudita dai marinai che onorano i caduti dello Scirè

La storia dello Scirè

Luigi Durand de la Penne

Luigi Durand de la Penne

Lo Scirè venne varato a gennaio del 1938 nei cantieri Oto di Muggiano a La Spezia. All’entrata in guerra dell’Italia il sommergibile, comandato dal tenente di vascello Adriano Pini, era di base a La Spezia, faceva parte della XV squadriglia del I Grupsom. Nell’estate del ’40 al largo dell’Asinara, affondò il piroscafo francese Cheik prestando soccorso all’equipaggio. Successivamente venne assegnato alla X Flottiglia Mas e convertito a vettore dei siluri a lenta corsa. Un ruolo per il quale furono necessarie delle modifiche: furono rimossi il cannone da 100/47 Mod. 1935 e le sue munizioni, due siluri e altro materiale superfluo; vennero ridotte le dimensioni della torretta; sul ponte di coperta furono collocati tre cilindri a tenuta stagna nei quali potevano essere contenuti altrettanti siluri a lenta corsa. I cilindri potevano reggere fino a 90 metri di profondità. Per cercare di camuffare il sottomarino, venne tinto di un verde pallido, in più venne dipinta la sagoma di un peschereccio con la prua in direzione opposta a quella che era l’effettiva prua dello Scirè. Al comando fu destinato il capitano di corvetta Junio Valerio Borghese. Gli ordini erano quelli di portare avanti una serie di operazioni nel Mediterraneo. La prima missione fu nell’ottobre 1940 contro la base britannica di Gibilterra. LO Scirè trasportava tre siluri a lenta corsa con sei uomini rana: il capitano del Genio Navale, Teseo Tesei con il sergente palombaro, Alcide Pedretti, il tenente di vascello, Gino Birindelli con il secondo capo palombaro, Damos Paccagnini, il tenente di vascello, Luigi Durand de la Penne con il secondo capo palombaro, Emilio Bianchi. La missione risultò fallimentare: nessuna nave assegnata come obiettivo venne affondata, tutti e tre i siluri a lenta corsa mostrarono problemi tecnici. In più Gino Birindelli venne preso prigioniero dagli inglesi. Comunque l’operazione fu importante per mettere a punto le procedure. A settembre 41, dopo un altro tentativo andato a vuoto. lo Scirè provò nuovamente l’impresa a Gibilterra. Stavolta gli operatori erano il tenente di vascello Decio Catalano e il sottocapo palombaro Giuseppe Giannoni; il sottotenente di vascelloAmedeo Vesco e il sottocapo palombaro Antonio Zorzoli, il tenente di vascello Licio Visintini e il sottocapo palombaro Giovanni Magro. Fu danneggiato pesantemente l’incrociatore ausiliario Durham, saltò in aria la motocisterna Fiona Shell; la cisterna militare HMS Denbydale rimase a galla ma, spezzata in chiglia, non poté più muoversi e rimase bloccata nel porto come nave caserma e deposito carburanti sino alla demolizione.

Lo Scirè e l’impresa di Alessandria

Sottomarino regia marina Scirè

Lo Scirè in navigazione

L’impresa nel porto di Alessandria d’Egitto fu la missione più famosa, per la quale il sommergibile è passato alla storia. Dicembre 1941: lo Scirè dopo aver imbarcato a bordo tre siluri a lenta corsa, salpò verso il cuore del Mediterraneo orientale. A bordo gli equipaggi dei siluri a lenta corsa: Durand de La Penne e Bianchi, il capitano del Genio Navale, Antonio Marceglia e il sottocapo palombaro, Spartaco Schergat, il capitano Armi Navali, Vincenzo Martellotta e il capo palombaro, Mario Marino. Avuta la conferma dai ricognitori della Regia Aeronautica che nel porto erano alla fonda le le corazzate britanniche Queen Elizabeth e Valiant, lo Scirè evitando ostacoli e campi minati riuscì a entrare in porto e a rilasciare i siluri. Fu un successo: Durand de la Penne e Bianchi danneggiarono gravemente la Valiant, che rimase ferma quattro mesi per le riparazioni; Marceglia e Schergat colpirono al cuore la Queen Elizabeth, nave di bandiera dell’ammiraglio Andrew Cunningham, comandante della Mediterranean Fleet. La corazzata rimase fuori combattimento per un anno e mezzo; Martellotta e Marino, minando la nave cisterna Sagona, danneggiarono non solo quella stessa nave, ma anche il cacciatorpediniere HMS Jervis, che le si era affiancato. Il porto di Alessandra era ritenuto inespugnabile; la missione ebbe un successo militare e strategico notevole. Tutti gli operatori vennero presi prigionieri; tornarono in servizio dopo l’8 settembre e ricevettero la Medaglia d’Oro al Valor Militare, così come il comandante Borghese e la bandiera dello Scirè. L’8 marzo 1942 Borghese, posto a comando della sezione subacquea della X MAS, fu sostituito nel comando dal tenente di vascello Bruno Zelik.

L’affondamento dello Scirè

Bruno_Zelik_in_camera_manovra Sciré

Il comandante BrunoZelik in camera di manovra

Il sommergibile rimase in porto sino al luglio 1942, quando fu pianificato l’attacco ad Haifa. Il sommergibile in questa occasione non avrebbe trasportato SLC, bensì undici «uomini Gamma» (subacquei incursori), di cui due ufficiali e nove sottufficiali e marinai. I sommozzatori avrebbero forzato il porto per applicare delle cariche esplosive su alcune navi britanniche ormeggiate. L’azione si sarebbe dovuta svolgere la notte del 10 agosto. Dopo quella data lo Scirè non diede più notizie: invano si continuò a cercare di contattare il sommergibile sino al 18 del mese e, quando si rese evidente la realtà, il 31 agosto l’unità fu dichiarata scomparsa in mare in azione di guerra. Solo successivamente fu possibile accertare la sorte toccata al sommergibile. Per le comunicazioni con il comando gli italiani si affidarono ai tedeschi, ignari che il sistema di crittazione Enigma era stato violato. In questo modo i britannici, individuato il sommergibile durante l’avvicinamento, lo fecero arrivare indisturbato in prossimità dell’imboccatura del porto per poterlo colpire da più direzioni e chiudendogli la via di fuga. Il sommergibile venne affondato prima che l’equipaggio potesse abbandonarlo. Alcuni indizi basati soprattutto sulla missione di recupero del 1984 si potrebbe ipotizzare che nel battello affondato fossero rimasti vivi alcuni uomini. Con lo Scirè perirono il comandante Zelik, altri 6 ufficiali, 15 sottufficiali, 19 sottocapi, 8 marinai dell’equipaggio e due ufficiali, 4 sottufficiali, 2 sottocapi e 3 marinai incursori della X MAS.

La missione di recupero della Marina Militare

Sottomarino regia marina Scirè

Il rientro di Nave Anteo con i resti dei 42 marinai dello Sciré

Grazie a un accordo tra Italia e Israele, dal 2 settembre al 28 settembre 1984 si sono svolti, ad opera della nave appoggio Anteo della Marina Militare Italiana, le operazioni di recupero di 42 salme. In questa occasione sono state anche recuperate varie parti dello scafo, rimosse in un precedente tentativo di recupero. Si tratta di parti della portelleria, vari pezzi del fasciame e due cilindri contenitori dei siluri a lenta corsa. Nel 2002 il relitto è rimasto danneggiato in un incidente dalla dinamica poco chiara: secondo alcune fonti alcune unità della US Navy (fra cui la USS Apache) avrebbero cercato di recuperare, nel corso di un’esercitazione congiunta con forze israeliane, il relitto, mentre secondo altre si sarebbe trattato semplicemente dell’incaglio delle ancore di tali unità nel relitto dello Scirè. Successivamente a tale evento subacquei della Marina Militare hanno provveduto a sigillare il relitto per impedire a subacquei di penetrarvi. Il 18 dicembre 2004, nell’anniversario dell’attacco di Alessandria d’Egittoè stato varato un nuovo sottomarino con il nome Scirè.

(foto: Marina Militare, Wikimedia, sito web Associazione combattenti e reduci)

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Seconda guerra
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