La globalizzazione delle minacce, soprattutto quelle che arrivano dai droni, ovvero tecnologia militare a basso costo è ormai una realtà. Dal Medio Oriente all’Ucraina, è ormai dimostrata la necessità di nuove strategie difensive. In più le instabilità nel Mediterraneo, in particolare nel nord dell’Africa, spingono la Difesa a rafforzare il fronte sud est dell’alleanza. Joint Stars 2025 l’esercitazione più importante messa in atto dalla Difesa è andata proprio in questa direzione con lo studio per un mese degli schemi di difesa integrata in uno scenario di crisi internazionale che simulava proprio l’attacco di una forza terroristica con missili balistici e droni. La tecnologia, soprattutto quella a basso costo, ha rivoluzionato completamente gli schemi e le modalità di combattimento; i cyber attacchi sono diventati ormai una minaccia dalla quale occorre difendersi. L’esercitazione Joint Stars, è stata coordinata e condotta dal Comando Operativo di Vertice Interforze di Roma, comandato dal generale di Corpo d’armata, Giovanni Maria Iannucci. La novità è stata il test in teatro operativo simulato di nave Trieste, la più grande unità mai costruita dalla cantieristica nazionale. Una nave anfibia multiruolo, progettata per un basso impatto ambientale e in grado di operare su vari scenari: dalla missione umanitaria alle operazioni di supporto alle truppe grazie al suo bacino allagabile e alla pista di volo che in prospettiva, con gli adeguamenti tecnologici necessari potrà ospitare fino a sei caccia di quinta generazione come gli F35.
L’esercitazione ha messo alla prova anche il dispiegamento delle linee logistiche delle forze armate nel caso in cui sia necessaria una risposta rapida a fronte di una minaccia improvvisa. All’esercitazione, hanno preso parte circa 3.800 militari dell’Esercito, della Marina Militare, dell’Aeronautica Militare, dell’Arma dei Carabinieri, ma le sinergie sono ste più larghe; coinvolti finanzieri, vigili del fuoco e corpo militare della Croce Rossa. Innovativa la collaborazione con gli studenti universitari provenienti da alcuni importanti atenei: l’Istituto superiore Sant’Anna di Pisa, la Libera Università Internazionale degli Studi Sociali (LUISS) Guido Carli, la Libera Università Maria Santissima Assunta (LUMSA), l’Università degli studi di Genova. Gli studenti hanno partecipano all’esercitazione sin dalla sua fase di pianificazione, in ruoli di analisti, consulenti legali, politici e per i rapporti con la stampa. Su nave Trieste era stata allestita la direzione di tutte le attività legate all’esercitazione mentre l’addestramento sul campo è avvenuto in diverse località della Sardegna meridionale: a Teulada, a Capo San Lorenzo, a Perdasdefogu e nei tratti di mare antistanti.
La Nato deve sicuramente guardare anche il suo fronte sud, è ormai sempre più evidente il coinvolgimento russo nella parte di Libia sotto il controllo del generale Khalifa Haftar. Ed è salito il livello di attenzione dopo le notizie diffuse dall’agenzia Nova relativamente alla possibile installazione nella base libica di Sebha, a 900 chilometri da Tripoli e a 1.000 da Lampedusa di missili balistici russi a medio e lungo raggio. Un piano che non ha conferme ufficiali, ma che per l’agenzia sarebbe in fase avanzata. La mente non può non tornare ai due Scud libici lanciati nel 1986 contro l’Italia per ordine di Gheddafi come ritorsione all’attacco statunitense che il presidente Reagan aveva voluto proprio per uccidere il dittatore dopo gli attentati di Berlino. I due missili finirono in mare fortunatamente, ma le nuove tecnologie impongono un livello di difesa nazionale ben più elevato.






