Dunkirk, un tuffo nella storia

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Non un fogliettone alla Fury, o un racconto intriso d’eroismo contestualizzato nella Storia. Lasciate perdere se da Dunkirk vi aspettate il cliché tutto hollywoodiano del film di guerra. Il lavoro coprodotto, scritto e diretto da Christopher Nolan è un’altra cosa. L’obiettivo era quello di rendere una cronaca piuttosto fedele di quello che avvenne durante l’evacuazione di Dunquerque. Senza eroi o storie a ‘inquinare’ la storia, permettendo così allo spettatore di immedesimarsi completamente nei fatti. Tre piani contestuali: i soldati ammassati in spiaggia che tentano di tornare in Inghilterra sotto i bombardamenti tedeschi e rischiando di finire prigionieri, la traversata della Manica effettuata da diportisti e pescatori britannici per andare in soccorso ai militari, il sacrificio dei piloti da caccia di Sua Maestà per difendere le truppe dall’attacco di bombardieri con relativa scorta della Luftwaffe.

Un cast importante, ma tutto sommato minimalista, cercato volutamente senza troppi protagonisti. L’unica figura che spicca è quella di Kenneth Branagh, che interpreta il Comandante Bolton: l’ufficiale più alto in grado sulla spiaggia di Dunquerque. Gli altri attori sono Fionn Whitehead, Damien Bonnard, Tom Glynn-Carney, Jack Lowden, Harry Styles, Aneurin Barnard, James D’Arcy, Barry Keoghan, Kenneth Branagh, Cillian Murphy, Mark Rylance e Tom Hardy.

Christopher Nolan da tempo meditava un film su uno degli episodi più significativi della II guerra mondiale. Una vicenda della quale, forse proprio perché ha rappresentato una sconfitta cocente per gli inglesi, si è sempre parlato poco. Nella sceneggiatura, Nolan ha volutamente inserito pochi dialoghi, affrontando lo svolgersi degli eventi su tre piani che si intreccano dalla terra (il molo di Dunquerque), dall’aria (con i piloti degli Spitfire) e dal mare (la missione di soccorso delle barche civili dall’Inghilterra). Il film è girato su pellicola IMAX 65mm e pellicola a grande formato 65mm. Notevole il realismo delle divise e di mezzi militari. Poco computer, molti mezzi reali e d’epoca.

LA STORIA

La battaglia di Dunkerque risale agli inizi della II guerra; si svolse tra il 26 maggio ed il 3 giugno 1940; quindici giorni prima le truppe tedesche avevano lanciato la grande offensiva a occidente che li avrebbe portati fino a Parigi. Un’avanzata fulminea visto il 20 maggio i panzer del generale Guderian erano già in vista della Manica, chiudendo oltre 400.000 soldati inglesi e e francesi in una sacca dalla quale non c’era possibilità di uscire. La mobilitazione dell’Inghilterra permise di evacuare la gran parte delle truppe via mare. Ma i soldati persero tutto l’equipaggiamento e i materiali. La storia non ha ancora accertato se l’evacuazione dei soldati alleati fu il risultato della determinazione inglese o dell’errore tattico tedesco; di certo la propaganda britannica sfruttò la cosa puntando sulla vittoria morale come esempio di determinazione.

IL BILANCIO

I risultati raggiunti dall’evacuazione furono importanti. Durante i nove giorni di recuperi, le navi britanniche e francesi evacuarono circa 338.000 soldati, di cui 115.000 francesi. I materiali e gli armamenti furono però abbandonati o distrutti sulle spiagge o lungo le vie di accesso al perimetro; il corpo di spedizione britannico perse 1.200 cannoni campali, 1.250 cannoni anti-carro e anti-aerei, 11.000 mitragliatrici e 75.000 automezzi, in pratica tutto l’equipaggiamento e le armi moderne disponibili al momento nell’Esercito inglese.

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Seconda guerra
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