Lili Marlene, canzone di guerra e inno di pace

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Nacque come canzone contro la guerra, ma diventò ben presto il brano più diffuso tra le trincee. Lili Marlene è stata tradotta in 48 lingue: dall’originario tedesco, all’inglese, francese, italiano russo ed ebraico. Pare che la versione in croato fosse una delle canzoni preferite da Tito.

Le origini

lili marleen

Manifesto Lili Marleen 1940 (Casa della storia Bonn)

Nei fatti un brano nato senza troppe velleità che però diventò un inno per gli eserciti in guerra, rappresentando benissimo la nostalgia per la ragazza lasciata a casa. Il testo originale nasce dalla poesia «Das Lied eines jungen Soldaten auf der Wacht», la canzone di un giovane soldato di sentinella, scritta da un soldato tedesco, Hans Leip poco prima di andare al fronte della prima guerra mondiale.

C’è incertezza sul nome della ragazza che dalla poesia è finita in tutto il mondo. Alcuni sostengono che “Lili Marleen” fosse il nome della ragazza di Hans Leip (Lili figlia di un ortolano) unito con quello di una giovane infermiera, Marleen, fidanzata con un commilitone dell’autore. Ma ci sono anche studiosi che sostengono una tesi piuttosto affascinante: Hans Leip sarebbe stato innamorato nientemeno che di Lilly Freud Marlé (1888-1970), attrice e nipote di Sigmund Freud. La ragazza avrebbe lasciato Leip, per sposarsi nel 1917, con l’attore e regista Arnold Marlé. Così il soldato avrebbe scritto la canzone proprio pensando alla bella dalla quale era stato abbandonato.

Non sarà mai fatta chiarezza: Lilly Freud-Marlé avrebbe più volte dichiarato di essere ‘quella giusta’, per contro Leip ha smentito più volte.

Il poema di Hans Leip, sebbene di stampo piuttosto ‘pacifista’, finì in una collana di poesie per la patria nel 1937; successivamente la cantante Lale Andersen lo fece suo e chiese al compositore Rudolf Zink, di metterlo in musica. Un anno dopo è un secondo compositore, Norbert Schultze (attivista del nazionalsocialismo che mise le sue note al servizio del regime) a creare una seconda versione, più militare. E’ questa seconda versione che viene incisa su vinile e diventerà famosa durante la guerra

Goebbels dice no

Marlene Dietrich

By Don English; Paramount Pictures [Public domain], via Wikimedia Commons

La canzone ha fortune alterne. Sulle prime viene bocciata; tra i detrattori anche il ministro della propaganda del Reich, Joseph Goebbels. Poi la svolta; nel 1941 una radio tedesca comincia a trasmetterla ai soldati impegnati nella campagna d’Africa. Una canzone disfattista, come venne giudicata, che minava il morale dell’Afrika Korps di Erwin Rommel. Venne vietata, ma anche in ragione di questo divenne sempre più popolare tra le truppe. Fu proprio il felmaresciallo a sbloccare Lili Marlene, chiedendo alla stazione radio ‘Soldatensender Belgrad’ di trasmetterla addirittura come sigla di chiusura delle trasmissioni dell’emittente che si trovava nella Jugoslavia occupata dai nazisti e trasmetteva proprio All’Afrika Korps.

Contro il parere di Goebbels, e anche di Hitler, Rommel si prese questa libertà. Da allora la canzone divenne inarrestabile. Fu ascoltata anche dalle forze alleate, divenne la più nota dei soldati alleati e dell’Asse. Divenne una canzone universale tra i soldati che da una parte o dall’altra dello schieramento, condividevano dolore, paura e morte.

Successo globale

La canzone venne tradotta in inglese nel 1944 (prima anche gli inglesi la cantavano in tedesco), e fu intepretata dalla cantante Anne Sheldon; trasmessa dalla BBC, fu la colonna sonora dell’VIII armata britannica, ma anche delle forze americane in Europa.

La sua versione più famosa è forse quella interpretata in inglese e in tedesco dall’Angelo azzurro, Marlene Dietrich, che la cantò al seguito delle truppe Alleate in tutto il mondo. La versione americana di Marlene Dietrich, interpretata anche da un coro anonimo, nel 1944, scalò i record di vendita in pochi mesi, ripetendo l’exploit decine di anni dopo (non a caso nel 1968, quando divenne anche una “protest song”). Nel 1981 riuscì a restare a lungo nella hit parade tedesca, e nel 1986 addirittura in quella giapponese.

 

Per assurdo, delle tante canzoni di guerra; quella che è rimasta nella storia, è un inno all’amore e alla speranza della pace. Meraviglia dell’uomo.

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Seconda guerra · Storia
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